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La storia della Fontana dei Dodici Mesi, l’ultimo resto di un grande evento

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Fontana dei 12 mesi Torino

Chissà quante volte siete passati al parco del Valentino e avete notato una grande e maestosa fontana. Magari avete avuto il privilegio di vederla accesa – cosa rara negli ultimi anni – e vi siete chiesti perché ci fossero dodici statue intorno con i nomi dei mesi sotto ognuna. In pochi sanno quando, da chi e perché la fontana venne costruita lì e cosa rappresenti.

Si chiama Fontana dei 12 mesi e si trova al parco del Valentino dal 1898. Un anno non a caso, ma molto importante per la Città di Torino che ospitò un grosso evento a livello mondiale, vi basti pensare che figuravano due dinamo di Edison da 50 e 60 cavalli proprio negli anni in cui l’elettricità prendeva forma.

Ma torniamo a noi e alla Fontana del Valentino. A cinquant’anni dallo Statuto Albertino Torino fu designata per ospitare l’Esposizione Generale Italiana del 1898. Tra gli ospiti certi ci sarebbe stato anche re Umberto I, atteso per la cerimonia di inaugurazione. L’importanza dell’evento obbligò gli organizzatori a progettare qualcosa che potesse stupire i visitatori. Chiamarono Carlo Ceppi, architetto di grande importanza nell’ambiente culturale torinese che si occupò, tra le tante cose del progetto dell’imponente edificio della stazione di Porta Nuova e di diversi palazzi signorili del centro. Questo progettò un vero e proprio Paese delle Meraviglie che sarebbe stato costruito al parco del Valentino. Sarebbe stato edificato tutto in legno, gesso e tela, in modo tale da poter essere smantellato tutto finito il grosso evento. Solamente una cosa si decise di costruire struttura permanente, costruita in quello che all’epoca era “moderno” cemento, e fu la Fontana dei 12 mesi.

L’architetto Ceppi progettò una facciata merlata dagli alti minareti, una quinta concava neomoresca, dove convergevano le grandi gallerie dei padiglioni della Marina, della Meccanica, dell’Agricoltura, ai cui piedi zampillava spumeggiante e sonora l’acqua della fontana dei dodici mesi (una cascata di 600 litri d’acqua al secondo, con due pennacchi lanciati a 20 metri d’altezza). Dalla forma neosettecentesca, la fontana era uno scenario ideale per incantare il visitatore, calandolo in una dimensione atemporale e fantastica. Nelle ore notturne veniva illuminata dal gioco multicolore di fasci di luce enfatizzando le linee sinuose dell’architettura, drammatizzando le forme dei gruppi statuari posti sulla terrazza della vasca rappresentanti i fiumi che bagnano Torino: il Po, la Dora, la Stura, il Sangone, modellati rispettivamente dagli scultori Luigi Contratti, Edoardo Rubino, Giacomo Cometti, Cesare Reduzzi.

A illuminare il tutto 36 proiettori che animavano anche le giocondità delle fanciulle allegoriche dei dodici mesi disposte sulla balaustra. Originariamente nel bacino si trovavano anche altri gruppi statuari andati perduti: la sirena tirata da tre cigni, i putti, chiamati La Pace e La guerra e il satiro portato a spalle dal Po.

Dal punto di vista stilistico si può affermare che la Fontana dei 12 Mesi è una riuscita sintesi fra stili ed elementi diversi lontani nel tempo e nello spazio e al loro adattamento alle nuove tipologie costruttive.

L’Esposizione Generale Italiana, che durò da aprile a ottobre del 1898, fu un successo e il numero di visitatori giunti a Torino superò quota tre milioni e mezzo.

A oltre 130 anni dalla sua nascita, la Fontana dei 12 mesi rimane sempre una delle bellezze da fotografare all’interno del Parco e uno degli sfondi preferiti dagli sposini. Ma negli anni Settanta, quando iniziava a essere di moda fare jogging, c’era chi amava fare più volte possibile il giro intorno alla fontana. C’era ancora qualche ragazzino che, nonostante infrangesse le regole, si divertiva a fare il bagno dentro la fontana stessa.

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